Della madre dei cretini, sappiamo da tempo quasi tutto.
Come negarle di fare sesso e generarli? Impossibile ed ingiusto.
Ma dopo che sono nati (i cretini, appunto), chi li alimenta, chi li cresce, chi li educa? Chi li rifornisce di strumenti utili a perseguire l’idiozia?
Vogliamo parlarne?
Li hanno trovati. Bene!
Li hanno ammazzati tutti. Meno bene! Avremmo preferito una soluzione diversa, ma, realisticamente, sapevamo che non poteva finire che così.
È morta un sacco di gente. Una schifezza, un dolore e uno sgomento che non so descrivere.
Parlo ovviamente dei “nostri” terroristi, che hanno assaltato Charlie Hebdo a Parigi e del loro compare che ha assaltato un supermercato kosher. La colpa primigenia è sicuramente della madre proverbiale che li ha messi al mondo.
Ma poi chi li ha fatti crescere in una società che alimenta l’odio e sostituisce la solidarietà con la segregazione e la disegualianza?
Chi li ha cresciuti nella superstizione, nella credenza che esista un qualche dio idiota ed una vita di riscatto dopo la morte?
E, soprattutto, chi gli ha costruito, venduto, insegnato ad usare le armi che hanno usato per le loro azioni insensate e criminali?
Vogliamo continuare a parlare solo della loro enorme incapacità di comportarsi da esseri umani senzienti e fregarcene di chi li ha educati e gli ha fornito ogni tipo di supporto materiale e di spinta morale verso l’orrore?
Ancora una volta la colpa è nostra (quando si parla della società siamo tutti coinvolti e dobbiamo usare il “Noi”).
Tutti i giorni nascerà un cretino, un criminale, che, sentendosi escluso ed essendo incapace di realizzarsi, comincerà a spargere merda e pallottole nel mondo circostante.
Non ne usciremo mai se non troveremo un modo per prendere per mano ognuno di loro e non gli mostreremo una via di solidarietà, se non li immergeremo in un mondo inclusivo e non discriminante e non gli insegneremo ad affrontare la vita con razionalità.
Se riusciremo a farlo, probabilmente, potremo contare sempre meno tragedie, altrimenti questa spirale di inaccettabile violenza non potrà che crescere, proporzionalmente alla crescita della pressione sociale e dell’ignoranza.
Rimane comunque il problema dei singoli, mi direte, quelli che, statisticamente, sfuggiranno a qualsiasi azione per includerli nella convivenza civile. Qualcuno che per incapacità o turbe mentali cercherà di usare la violenza ci sarà sempre. È probabile che abbiate ragione, è certo, ma, in ogni caso, possiamo sempre lavorare per diminuire, eliminare, la circolazione e la produzione di armi.
Perché qualsiasi orrendo criminale farà sempre meno morti utilizzando il coltello o il piccone di casa, che non imbracciando un Kalashnikov, al cui utilizzo spesso qualcuno l’ha addestrato.
Insomma, per me, l’unica possibilità è quella di staccare i bambini dalla tetta tossica di una cività malata e cominciare ad alimentarli con un caldo latte di amore e intelligenza. Ma tutto questo ha un costo, o meglio, richiede un investimento.
Quanto siamo davvero disposti a mettere di nostro per cambiare la società? A quanta ricchezza personale o della nostra tribù siamo disposti a rinunciare, per far crescere un mondo migliore, che però noi non vedremo, che vedranno, forse, i nostri figli?
In soldoni: a quanto reddito derivante dalle azioni delle fabbriche di armi, a quanti posti di lavoro di operai delle fabbriche di armi, siamo diposti a rinunciare? Quanti soldi vogliamo investire in una scuola che insegni il rispetto e la razionalità, sottraendoli alla costruzione di ferrovie ad alta velocità ed autostrade?
Siamo davvero disposti a farci carico di tutti quegli orfani che si creeranno togliendo la patria potestà alla mamme dei cretini?