Ci risiamo. Sono trent’anni che i governi e i parlamenti fanno leggi per permettere alle Tv di Berlusconi di sopravvivere, anzi di lucrare, spesso sottraendo a noi risorse indispensabili.
Non sono passati molti anni da quando è stato introdotto il Digitale Terrestre, che ha costretto gli italiani a cambiare il televisore (non me, visto che il televisore non lo possiedo), solo per evitare a Rete 4 di traslocare sul satellite, come avrebbe dovuto fare già da anni, e per mettere in difficoltà il più grande concorrente di Berlusconi, Rupert Murdock.
La tecnologia del Digitale Terrestre era già obsoleta vent’anni fa. Eppure gli italiani sono stati obbligati a rottamare il vecchio apparecchio per arricchire la famiglia Berlusconi tramite l’acquisto di un inutile Decoder, che un’azienda di Paolo Berlusconi produceva e che lo stato finanziava con 150 euro, su di un costo di 300, quando un decoder qualsiasi si comprava a Portobello, a Londra, per 9 sterline.
Dicevamo che il sistema DVB era già obsoleto quando è stato imposto in Italia: infatti già nel 2006 si stava lavorando alla definizione di un nuovo standard, che permetteva immagini ad alta definizione ed audio di alta qualità, il DVB T2.
Da anni, in Europa, ci sono emittenti che utilizzano il nuovo standard e le convenzioni internazionali prevedevano per l’inizio del 2015 l’avvio delle vendite di televisori capaci di ricevere in DVB T2 anche in Italia (La RAI doveva cominciare la sperimentazione nel 2013).
Oltre all’aumento di qualità il nuovo standard permetterebbe una riorganizzazione di canali, a favore degli operatori telefonici, che favorirebbe una migliore distribuzione del traffico dati e, quindi, di ridurre il Digital Divide. Peccato però che Mediaset Premium sia in perdita secca e non possa sopportare un aumento della concorrenza nel settore delle Pay Tv, che sempre più stanno diventando Web Tv. Per di più il pacchetto più grosso di frequenze che dovevano essere tolte all’ambito televisivo per passare ai servizi dati è proprio tra quelli detenuti dal gruppo Mediaset.
Ed ecco che il governo Renzusconi, quatto, quatto, infila nel decreto Milleproroghe un articoletto che rinvia a fine 2016 l’introduzione degli apparecchi adatti al DVB T2. E chi se ne frega se questo penalizza ulteriormente il già pessimo stato delle connessioni Internet in Italia.
Secondo l’Authority per le telecomunicazioni, il Digital Divide costa all’Italia tra l’1 e l’1,5 % del PIL (c’è chi dice fra l’1,5 e il 3%). Bazzeccole. A chi vuoi che importi che queste percentuali porterebbero la nostra economia alla pari di quella della Germania. Non possiamo mica preoccuparci di sfamare una fetta di popolazione italiana, quando ci sono da salvare le aziende del noto criminale.