CALMA
(centro per l’abolizione del lavoro manuale)
Nell’anno 1977 mentre le barricate italiane bruciavano in molte città italiane e disoccupati e studenti occupavano le università, un gruppo di poeti e attivisti Mao-Dada tra i quali Piero Lo Sardo, ingegnere elettronico, storico dell’arte e immobilista, crearono CALMA (Centro per l’Abolizione del Lavoro Manuale).
Molte cose sono accadute negli anni successivi, ma il lavoro manuale non è stato abolito. Al contrario. Mentre l’automazione elettronica faceva passi da gigante, la gente è stata costretta a lavorare sempre di più in cambio di un salario sempre più ridotto.
Perciò si sono diffuse la disoccupazione e la miseria, perciò la gente è diventata triste depressa e rabbiosa. Perciò l’ambiente si è deteriorato al punto di una devastazione irreversibile. Perciò la guerra distrugge tante vite in tanti posti del mondo che molti pensano: meglio la morte che questo orrore permanente. E infatti il tasso di suicidio è aumentato del 60% negli ultimi 40 anni.
Però l’Evoluzione della razza umana è talmente imprevedibile che un giorno potrebbe accadere qualcosa che cambia totalmente la percezione del futuro, e quindi il futuro stesso. Perciò io ripeto: CALMA. Prendiamocela comoda. Don’t panic. Guarda quello che sta accadendo in Grecia.
Fermi un attimo. Solo un esercizio spregiudicato dell’intelligenza ci permetterà di trarre il meglio ed evitare il peggio dalla vittoria di Syriza che apre un gioco totalmente nuovo. Proviamo a immaginarne i possibili sviluppi.
L’Unione europea era messa male, perché la odiavano tutti. La odiavano i lavoratori cui la troika ha rubato con l’euro metà del salario, la odiavano i nostalgici della sovranità nazionale, la odiava il capitalismo finanziario che le ha succhiato il sangue senza smetter però di pensare che da qualche parte in Europa, non ancora cancellata nella memoria, resta l’eredità del movimento operaio e del pensiero critico.
La domanda era: chi darà il colpo di grazia all’Unione? Potevano farlo i sovranisti, con la vittoria del Front National in Francia. Poteva farlo la Bundesbank dicendo adesso basta, ce ne andiamo perché a noi piace soltanto chi lavora e subisce senza fiatare. Poteva farlo il popolo greco, sottoposto a una guerra di aggressione da parte del Finanz-Kapitalismus globale. E lo ha fatto, creando le condizioni per la sua rinascita e conquistando un punto di vantaggio per sé ma anche per tutti i lavoratori d’Europa, quelli tedeschi compresi.
Rinascere significa avviare dal basso un processo costitutivo dell’Europa sociale, fondata sulla solidarietà e su un programma di riforme radicali. Sì perché adesso è ora di riprendersi questa parola di cui si sono appropriati gli sfruttatori.
Riforme non significa: più sfruttamento più miseria più disuguaglianza. Riforme significa: più risorse alla società, all’educazione e alla sanità, riduzione del tempo di lavoro, più occupazione. Più eguaglianza, più libertà, più fraternità.
Ma se Syriza non riuscirà ad aprire questa strada, se un movimento europeo non nascerà per renderla possibile, allora i peggiori scenari divengono possibili. Come ha detto un caporione di Alba Dorata, dopo il fallimento di Syriza vinceremo noi.
Ora sono possibili vari scenari. Syriza si è impegnata a restituire alla società greca quel che la troika le ha portato via. Se vuole farlo (ed è difficile che possa tradire queste promesse) dovrà necessariamente dire no alle pretese del capitalismo finanziario che al momento detiene tutto il potere in Europa. Tsipras ha già dichiarato (e questo ci fa bene sperare) che la troika è una cosa del passato. Ma chi glielo spiega alla troika?
La seconda cosa che può accadere è che la troika reagisca. Come? Ci sono almeno due scenari prevedibili: il primo è che la Germania abbandoni l’Unione. Il secondo è che l’Unione espella la Grecia. Nel secondo caso milioni di persone dovranno marciare nelle città d’Europa e distruggere ogni segno del potere finanziario. Prepariamoci fin da subito.
In entrambi i casi sarà indispensabile un movimento sociale che affermi le ragioni dell’Unione su basi diverse da quelle sancite a Maastricht.
Nel 2011 occupammo le piazze di molte città ma non riuscimmo a creare un movimento culturale della società europea contro la dittatura finanziaria. Fu il nostro fallimento culturale. Non riuscimmo a fare i conti (anzi nessuno ci provò) con l’incomprensione fondamentale che rende fragili le basi stesse dell’Unione. L’incomprensione che oppone la tradizione mediterranea (controriformata, cattolica, ortodossa e barocca) a quella nordica (protestante, calvinista, iper-lavorista e Gotica). Non attaccammo il pregiudizio secondo cui il lavoro è un valore imprescindibile. Il lavoro non è un valore, è una triste necessità da cui l’intelligenza ci sta emancipando E se non siamo capaci di interpretare politicamente la mutazione tecnologica che rende il lavoro obsoleto, il risultato è la catastrofe presente: disoccupazione, miseria, ricatto precario, senso di colpa, debito due concetti che in tedesco si esprimono nella stessa maniera.
Il conformismo economico si fonda su un pregiudizio di tipo valoriale, mentre proprio un filosofo tedesco (ma anche ebreo) ci ha insegnato che l’intelletto può liberarci dal lavoro. Ora occorre lanciare una campagna culturale contro il pregiudizio lavorista. L’Europa è il luogo in cui intelligenza sapere e tecnologia possono e debbono prendere il posto che il conformismo attribuisce al lavoro e alla responsabilità. E’ una campagna difficilissima perché si oppone a tutte le banalità su cui si fonda il senso comune dell’Occidente. Ma ora che la tecnologia riduce il tempo di lavoro necessario e Google investe massicciamente sulla robotica, mentre crolla l’Unione finanzista, è proprio in Europa che questa campagna può avere successo.
26 gennaio 2015