Dire che Mussolini era un terrorista sterminatore è assolutamente corretto, come dimostrano i telegrammi inviati al criminale Graziani, in cui ordina esplicitamente il terrore e lo sterminio della popolazione civile:
“impieghi i gas” (6-6-1936)
“condurre sistematicamente la politica del terrore e dello sterminio contro i ribelli e le popolazioni complici” (8-7-1936)

Probabilmente si tratta dei alcuni dei primissimi documenti che certificano esplicitamente l’intenzione di colpire obiettivi civili, più che non obiettivi militari, durante una guerra.
Fino ad allora, nelle guerre “moderne”, i civili erano colpiti, in teoria, “involontariamente”. I soldati dei diversi schieramenti combattevano, meglio dire si massacravano, fra loro sui “campi di battaglia”.

Analogamente dire che il governo di Israele sta compiendo un genocidio a Gaza è assolutamente corretto, come dimostrano le diverse risoluzioni ONU e le analisi degli esperti internazionali sui crimini di guerra e contro l’umanità.

https://thevision.com/attualita/genocidio-palestinese-memoria/
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2023/11/02/esperti-onu-popolo-palestinese-a-rischio-genocidio-a-gaza_63ada130-201d-4e8d-902d-c6fcad7e698c.html
https://znetwork.org/it/znetarticolo/francesca-albanese-sul-reato-di-genocidio-non-lo-escludo-affatto/
https://www.ohchr.org/en/press-releases/2023/10/israeloccupied-palestinian-territory-un-experts-deplore-attacks-civilians
https://www.internazionale.it/opinione/gideon-levy/2020/06/09/morte-iyad-halaq-palestinese

Ma non dobbiamo pensare che Israele lo faccia per “malvagità” pura e gratuita.
No, per quanto abominevole, questo modo di condurre una guerra deriva da una precisa strategia militare, conosciuta sotto il nome di dottrina Dahiya.

Ecco un paio di link che ne parlano:

https://imeu.org/article/the-dahiya-doctrine-and-israels-use-of-disproportionate-force
Un principio centrale della politica militare israeliana è quello “di deterrenza”. Questo è incarnato nella cosiddetta “Dottrina Dahiya”, che detta l’uso d’una forza schiacciante e sproporzionata – un crimine di guerra – e il targeting del governo e delle infrastrutture civili durante le operazioni militari. Ha preso il suo nome dal quartiere Dahiya di Beirut, una roccaforte di Hezbollah, che Israele ha distrutto quasi completamente durante il suo assalto al Libano nell’estate del 2006.

https://truthout.org/articles/the-dahiya-doctrine-state-terrorism-and-a-philosophy-of-war-crime/
Israele ha implementato la dottrina Dahiya a Gaza, usando una forza sproporzionata e indiscriminata contro la popolazione civile attraverso il targeting di scuole, istituzioni religiose e infrastrutture governative.

La dottrina Dahiya, però, non nasce oggi (gli articoli sopra sono del 2012 e 2014) e dal nulla, ma è un’evoluzione delle criminali teorie strategiche del fascista italiano Giulio Douhet, che per primo istigò a colpire deliberamente e ferocemente la popolazione civile e le infrastrutture civili, invece che obiettivi militari.
Le stesse teorie che hanno ispirato i telegrammi del criminale nostrano citati sopra e che da allora sono studiate nelle scuole di strategia di quasi tutti gli eserciti del mondo (statali e non) e, naturalmente
, applicate poi in tutte le guerre.

Il compianto Gino Strada diceva che “la guerra ha una costante: il 90% delle vittime sono civili.
Non è proprio vero in assoluto, ma il concetto, nelle guerre moderne, è certamente veritiero.

Infatti, fino alla Prima Guerra Mondiale (WWI)  la percentuale di vittime civili era sotto il 10% e questo malgrado i saccheggi e le razzie garantite come extra paga ai soldati (che, ricordo, sono gente pagata per assassinare altri esseri umani, come indica il nome stesso).

È in questi cento anni che è salita al 90% indicato da Gino.

La “distruzione di massa” comincia con l’epoca dei bombardamenti dall’alto (bombe, missili, razzi), ma non solo perché i criminali italiani “inventarono” il bombardamento dagli aerei, ma anche perché ci fu proprio chi, come dicevamo prima, teorizzò come mezzo “strategico” il colpire volutamente obiettivi civili, sdoganando il concetto che la strategia di vittoria dovesse poggiare sul crimine di guerra, invece che su un presunto “onore” militare, fin allora finto dalla crudele nobiltà.

Nel 1916 l’allora colonnello Giulio Douhet propose per raggiungere questo scopo la costruzione di 500 bombardieri in grado di lanciare 125 tonnellate di bombe al giorno, poi nel 1921 pubblicò (a cura del ministero della Guerra, per ricordare che le teorie erano condivise) “Il dominio dell’aria“, il suo libro più noto, che fu anche oggetto di attento studio all’estero (soprattutto di esperti di aeronautica militare, come l’americano Billy Mitchell e l’inglese Hugh Trenchard).
In questo libro teorizzò appunto l’utilizzo del bombardamento per colpire deliberatamente città e altri obiettivi civili su larga scala, con lo scopo dichiarato di terrorizzare e assassinare la popolazione civile e distruggerne il patrimonio materiale e culturale, con lo scopo dichiarato di abbattere il morale dei cittadini e il loro sostegno all’apparato militare nemico.

Presto il vigliacco Mussolini comprese il “piacere” di distruggere esseri umani in massa e nel ’36 inviò questi telegrammi a Graziani, pur sapendo che usare i gas era proibito dalla “Convenzione di Washington” del 1922 e dal “Protocollo di Ginevra” del ’25, e incitando nel successivo telegramma a sterminare e terrorizzare la popolazione.

In seguito l’Italia consolidò questa pratica con i bombardamenti delle città in Spagna (Alcañiz, Guernica, Barcellona sono famose), assieme all’alleato tedesco.

I nazisti “impararono l’arte” immediatamente e (oltre ai campi di sterminio) operarono il primo vero e proprio “bombardamento a tappeto” su Coventry (da lì nacque l’uso del terribile termine “coventrizzazione” per indicare una distruzione totale).

Gli inglesi ricambiarono con gli interessi ad Amburgo e a Dresda, con bombardamenti talmente ravvicinati che la somma delle temperature scatenate superò i 1.000 gradi centigradi, carbonizzando anche ciò che non era direttamente colpito dallo scoppio.
(A chi utilizza Twitter consiglio di leggere il thread di @JohannesBuckler sulle “tempeste di fuoco”, ma di farlo a stomaco vuoto.)

Il secondo attacco, con un ritardo di 5 minuti rispetto al previsto, avvenne dall’ 1,28 all’1,54 del 14 febbraio. Più pesante rispetto al primo, ma non aumentò le dimensione della catastrofe. Il massacro non avvenne con il primo attacco. E neppure con il secondo. Ma nella pausa.
“Feuersturm” o tempesta di fuoco. Il fenomeno si era già verificato durante i bombardamenti di Amburgo.
Lo avevano osservato i piloti dei 787 bombardieri inglesi che avevano scaricato su Amburgo 1.129 tonnellate di bombe convenzionali e 1.265 tonnellate di bombe incendiarie.

Delle bombe USA sulle città italiane ed europee credo che sappiamo tutti, così come non abbiamo bisogno di ricordare l’ignobile massacro di civili delle due bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki (la seconda lanciata per il solo piacere di farlo, dato che il Giappone era già pronto alla resa).

Dalla Seconda Guerra Mondiale (WWII) in avanti ogni conflitto è stato sempre e solo un massacro di civili:
Vietnam, Iraq, Afghanistan, Bosnia, Serbia, Palestina, etc., etc. vedono l’uso di bombardamenti intensivi, di Napalm, di fosforo bianco, di razzi e droni, etc.. come se piovesse.
(Sembrerà strano, ma l’unica guerra recente in cui la morte di civili, pur essendo altissima, si riduce un po’ è quella in Ucraina, dopo l’invasione russa, perché ritorna un po’ alla guerra sul campo di battaglia di un secolo fa).

Nessuno può raccontarci che questo 90% di morti civili, che queste distruzioni, siano i cosiddetti “danni collaterali”, che siano accidentali o sbagli: Succede solo in guerra.
I dentisti non operano sul 90% di denti sbagliati, gli idraulici sul 90% di tubi sbagliati, l’impiegato sul 90% di fatture sbagliate … e così via.

Questo vuol dire che i militari vogliono assassinare civili, altrimenti tenterebbero di organizzarsi diversamente, di darsi ben altri strumenti.

Solo i militari ti raccontano che combattono le truppe nemiche, ma poi massacrano i bambini, le donne, gli anziani e i civili in genere, molto più che i militari nemici. Distruggono più case, scuole, ospedali, chiese, etc., che non caserme o altre infrastrutture militari.
Lo fanno apposta, scientemente, perché sono criminali asSoldati e gli asSoldati questo fanno: assassinano, depredano, distruggono, torturano, etc., proprio seguendo le teorie di Douhet, per conto dei criminali che li hanno reclutati.
(Anche quando il soldato è di leva, sempre più raramente, gli ufficiali e i comandanti sono comunque pagati, anche se nessuno si prende la briga di ricordarlo.)

E Dahiya? La dottrina di Dahiya, se la studiate, è la moderna evoluzione di quelle teorie, aggiornata alle tecnologie militari attuali e in più condita con i fondamenti di apartheid e razzismo del sionismo, che giustifica questa schiacciante dimostrazione di crudeltà con la necessità di minimizzare le perdite fra i militari israeliani.

In realtà si tratta ancora una volta di instillare il terrore nelle menti della popolazione civile, a cui si aggiunge il secondo scopo della distruzione di ogni infrastrura e luogo abitabile per impedire il ritorno e la ripopolazione da parte degli sfollati, malgrado tutto sopravvissuti.
La massima attuazione del crimine di guerra e del terrorismo di stato, in una logica ignobile, che distrugge totalmente il confine fra i governi e i loro asSoldati (nemici e colpevoli) e i civili (vittime della guerra e innocenti).

Nella guerra del Libano del 2006, il comandante del Nord della Forza di Difesa Israeliana Gadi Eisenkot, ora vice capo di stato maggiore generale, raccomandava e aveva approvato l’applicazione di una strategia militare che avrebbe preso di mira e distrutto un’intera area civile piuttosto che combattere per superare le posizioni fortificate una per una. Questo è stato pensato nel tentativo di ridurre al minimo le vittime dell’IDF, mantenendo allo stesso tempo l’intera popolazione civile responsabile delle azioni di pochi. Una mossa definita rivoluzionaria nella guerra moderna, la dottrina ha annullato lo sforzo di distinguere tra militare e civile, usando una schiacciante dimostrazione di forza attraverso attacchi aerei per distruggere l’intero quartiere libanese Dahiya.

La strategia stessa richiede il targeting deliberato dei civili e delle infrastrutture civili al fine di indurre sofferenze e gravi difficoltà in tutta la popolazione presa di mira. Colpendo indiscriminatamente, l’IDF spera di scoraggiare ulteriori attacchi militari contro Israele, distruggere i suoi nemici, oltre a influenzare la popolazione a cacciare i militanti visti come l’obiettivo primario. L’IDF ha pianificato di utilizzare la strategia dal 2008, ed è visto come attuabile nell’attuale conflitto a Gaza sulla base del maggiore numero di vittime civili. Il risultato finora è stato la morte di oltre 1.200 palestinesi, tra cui 241 bambini e 130 donne. Del numero di morti stimato, oltre il 70% è stato identificato come civili innocenti. La dottrina Dahiya equivale all’uso diretto del terrorismo di stato ed è ora la politica militare funzionante dell’IDF.

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