Non sono credente, ma come tutti ho ricevuto un sacco di auguri oggi da tanti che (malgrado tutto) mi vogliono bene.

Ma gli auguri al mondo di Paola Caridi su Twitter (anche detto “X”) oggi sono i più dolorosi che si potessero fare:
Qui il link originale e qui lo screenshot.

«”Quando entri a Gaza. ti senti Dio”. Neanche Erode. Dio.»

“E’ venuto da noi un nuovo comandante. Usciamo con lui per il primo pattugliamento della giornata alle sei del mattino. Il comandante si ferma. Per le strade non c’è anima viva, solo un bambino di 4 anni che gioca nella sabbia del suo cortile. Il comandante improvvisamente inizia a correre, afferra il bambino e gli spezza il braccio all’altezza del gomito e la gamba, proprio qui. Poi salta sulla sua pancia per tre volte e se ne va. Siamo rimasti tutti lì a bocca aperta, guardandolo scioccati… Ho chiesto al comandante: “Cos’è questa storia?”. Mi ha risposto: Questi bambini devono essere uccisi dal giorno in cui nascono. Quando un comandante lo fa, diventa legittimo”.

Tra le testimonianze dei soldati israeliani a Gaza fatte a uno dei più importanti psicologi israeliani, Yoel Elizur, della Hebrew University di Gerusalemme, ce n’è una che descrive ciò che sta succedendo, in modo crudo, crudele, insopportabile. A Gaza, da parte delle truppe israeliane, dal 7 ottobre a oggi.

Non a caso il titolo per l’articolo di Elizur scelto da @haaretzcom, cioè da uno dei più coraggiosi giornali israeliani cui il governo di Netanyahu vuole negare il sostegno pubblico, è “Quando entri a Gaza, ti senti Dio”. Neanche Erode. Dio. Questa testimonianza è difficile da leggere e sopportare. A me, però, fa ancora più impressione, è ancora più insopportabile pensare all’uso delle macchine, ai quadcopter, ai droni, alle bombe che uccidono e squartano e polverizzano bambini. Come se le macchine togliessero ai soldati la crudeltà diretta, dunque la responsabilità. Non è così: la responsabilità crudele c’è tutta, in ogni chip dei computer, dell’intelligenza artificiale, e ogni pezzo di metallo che squarta bambini e adulti palestinesi.

Il silenzio e il diniego non cancellerà il genocidio. Allontanerà solo il momento della giustizia. Che arriverà. Arriverà, senza alcun dubbio.

Ho fatto una traduzione veloce di questo passo, per chi non conosce l’inglese. La versione originale, invece, si trova qui a questo link.
haaretz.com/ty-WRITER/0000

buon Natale.

 

Ne ho lette di infamie di guerra nella mia vita, le ho raccontate tante volte, le ho commentate, ripetute.
Sempre con dolore, angoscia, voltastomaco e, non lo nascondo, anche odio verso chi le commetteva, ma questa oggi mi risulta particolarmente inaccettabile. Devastante.
Altro che Natale, l’unica cosa da celebrare e da desiderare, se fossimo credenti, è il diluvio.

 

 

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